giovedì 5 settembre 2013

La storia dei cosmetici #3 Cosmetica&Cultura

Care lettrici (e lettori),
riprendiamo il discorso sulla storia dei cosmetici con un altro paragrafo:


I cosmetici nella storia


Così come il concetto di bellezza è mutato nei secoli, anche l'uso che viene fatto dei cosmetici differisce da epoca ad epoca, adattandosi alle esigenze e alle tendenze. Ripercorreremo ora la storia di questi prodotti e vedremo come il loro utilizzo sia determinato dal cambiamento della rappresentazione mentale della bellezza, dalla quale, del resto, deriva la moda.

Le origini della cosmesi sono riconducibili alla Preistoria, infatti sono conosciuti disegni rupestri rappresentanti figure umane con il viso o il corpo dipinti; ci sono studi che dimostrano come l'arte del tatuaggio sia usata fin dagli albori dell'umanità. Possiamo presumere che i nostri antenati, almeno in alcune occasioni, decorassero il proprio corpo con scopi rituali più che per fini puramente estetici: è infatti possibile che gli uomini ritratti nei dipinti stessero partecipando a rituali religiosi. Gli archeologi hanno documentato alcune delle sostanze utilizzate, tutte facilmente reperibili: rocce calcaree per il bianco, carbone per il nero e vari tipi di ocra per le gradazioni del rosso e del giallo. È anche probabile che venissero utilizzate sostanze profumate, che avevano il compito di manifestare la presenza, altrimenti intangibile, della divinità. L'arte di rassomigliare alla preda sia nelle fattezze che nell'odore, è ampiamente documentata dalle pitture sulle rocce, che attestano la presenza di tale pratica oltre 100.000 anni fa, in appositi santuari dove si celebravano riti propiziatori per la caccia truccandosi da cervi o da bisonti.

Esempio di colori (carbone/nero e rosso ocra)


Anche Sumeri e Babilonesi tenevano in grande considerazione il trucco, caricandolo di valenze sacre, che trovavano espressione in numerosi inni dedicati alla Dea Madre. Rimangono tracce anche nel vissuto quotidiano: è probabile che le donne si acconciassero i capelli in pettinature elaborate e che si dipingessero gli occhi. Diversi ritrovamenti svelano che i recipienti destinati alla conservazione degli unguenti erano molto raffinati ed esteticamente gradevoli, spesso smaltati o in pasta di vetro. Gli ingredienti utilizzati per la preparazione dei cosmetici erano di origine naturale, anche se non tutti innocui: zafferano, cannella, fieno greco, ecc. Alla bellissima e lasciva regina babilonese Semiramide sono attribuite diverse ricette per la preparazione di maschere di bellezza. Si narra che facesse il bagno nella birra per rendere fresca ed elastica la sua pelle e che facesse coltivare appositamente nei famosi giardini pensili di Babilonia le piante necessarie alla cura del suo corpo.


Guercino, Semiramide riceve la notizia della rivolta di Babilonia

L'intimo rapporto tra magia e cosmesi va ben oltre l'aspetto venatorio, basti ricordare i rituali connessi con la morte che in molti casi prevedono la cura del defunto o delle sue reliquie con unguenti e trucchi. Ma da sempre il terreno sul quale si misura con maggior frequenza il fascino della cosmesi è senza dubbio quello del corteggiamento. L'animale dotato di livrea più colorata e il fiore più profumato, risaltano sugli altri e catturano l'attenzione, cioè sono attraenti. Una volta compreso ciò, l'uomo cerca di impadronirsi dei loro segreti inventando la cosmesi ornamentale. Questo tipo di cosmesi si propone di esaltare l'individuo rispetto al gruppo, ma l'uso comune dei medesimi strumenti messi a disposizione dell'ambiente livella fatalmente questo anelito di eccentricità. Comincia così l'eterna ricerca del diverso, del più prezioso e del più raro.

La donna assiro-babilonese si tinge gli occhi di nero e il viso rosso-ocra.

Nascono nuove tecniche di ornamento, i mercati cominciano a vivacizzarsi. I prodotti, però, non sono alla portata di tutti e ciò fa sì che la cosmesi diventi uno strumento di stratificazione sociale, uno status symbol o una marcatura di ceto. Così, a disporre dei migliori prodotti e delle sostanze più ricercate e preziose sono, sin dall'inizio, due categorie privilegiate: culto e stato, sacerdoti e regnanti. Tale selezione non dipende solo dalla disponibilità economica: nel primo caso infatti, gli dei detestano i cattivi odori e la sporcizia, è logico pertanto che anche i ministri del culto dovessero sottostare a un certo codice di comportamento, prestando la massima cura alla propria toeletta. I sacerdoti mesopotamici dovevano detergersi quotidianamente con acqua e sale, frizionarsi il corpo con grasso di capra, zolfo e benzoino, per poi passare al massaggio finale con olio di semi ed essenza di gelsomino.

Rituale assiro-babilonese per l'anno nuovo.

Se per la religione la cosmesi si proponeva come strumento sacramentale, per capi e monarchi era un simbolo di potere e propaganda. Ciro il Grande di Persia appariva ai suoi sudditi meticolosamente truccato, con gli occhi cerchiati in modo da rendere il suo sguardo più profondo e penetrante. I capelli lunghi e la barba folta erano artificialmente inanellati e cospersi del famoso unguento reale. Se da un lato tutto ciò rifletteva la ricchezza e il potere smisurato del re, dall'altro contribuiva a conferirgli un alone divinizzante che sanciva e giustificava, oltre ogni dubbio, il suo diritto di vita e di morte sui sudditi, in cambio del senso di sicurezza che infondeva.

Ciro il Grande

Si tratta di una psicologia del rapporto con le masse che, per molti aspetti, ci appare di una sconcertante attualità. Anche oggi, in paesi totalitari l'effige del dettatore che campeggia ovunque è decorata con simboli di un'eterna apoteosi, ma anche nei paesi democratici i politici spesso affidano alle mani di qualche esperto truccatore, sapientemente dirette da una specialista in comunicazione di massa, il cosiddetto curatore d'immagine, prima di apparire in pubblico.



 Fonte: A. Capozzi, S. Sala, C. Delucca, M. Conti, Manuale professionale di cosmetica, Zuccari ed., Trento 2010.

Nessun commento:

Posta un commento