venerdì 6 dicembre 2013

Barocco e Rococò - Cosmetica&Cultura


Il Rinascimento giunse a un alto grado di perfezione e identificò la bellezza con la proporzione delle parti. Nello stesso tempo, però si svilupparono forze che spingevano verso un bello inquieto e sorprendente. Le correnti artistiche e letterarie mettevano in evidenza il carattere fluido di un processo culturale che attraversava anche la società e si cristallizzava in figure determinate e definite. Il secolo Barocco esprimeva una bellezza al di là del bene e del male, Shakespeare mise in bocca a Giulietta parole che ci fanno intuire tale sovrapposizione:
O cuor di serpe nascosto da un volto bello come un fiore! C'è mai stato un drago che abitasse una così bella caverna? O leggiadro tiranno! Angelico demonio! Corvo con le piume della colomba! Agnello vorace quanto un lupo! Abietta sostanza pur in un'immagine divina! Appien contrario di quel che sembri: santo dannato alle pene eterne e furfante illustre! O natura, che hai tu da fare nell'inferno, se accogli lo spirito d'un demonio dal contenuto così miserabile e impuro menasse vanto d'una legatura tanto preziosa? 
La bellezza bifacciale è il simbolo del mutamento dei costumi tra il Cinquecento e il Seicento. Le scoperte scientifiche, le crisi politiche, le rivoluzioni economiche ed il ritorno delle pestilenze portarono lentamente l'uomo alla consapevolezza di non essere al centro dell'universo. Paradossalmente, l'enorme progresso del sapere generò la crisi del sapere stesso. L'emblema dell'epoca divenne la melanconia, come destino dell'uomo di studi. Questa drammatizzazione della vita era strettamente connessa alla ricerca di nuove espressioni di bellezza: lo stupefacente, il sorprendente, l'apparentemente sproporzionato. 



In quest'epoca cominciò la moda delle parrucche, utilizzate come un mezzo per compensare la calvizie o come abbellimento. Non solo: avevano anche una funzione pratica. Le condizioni non igieniche del tempo richiamavano la presenza dei pidocchi, i quali possono essere notevolmente ridotti se i capelli vengono rasati e sostituiti da una parrucca artificiale. L'uso di queste da parte delle case reali fu cruciale per determinarne il successo. Le parrucche diventarono un vero e proprio status symbol per nobiltà e alta borghesia. La regina Elisabetta I indossava una celebre parrucca rossa finemente elaborata e arricciata ed il re Luigi XIII di Francia favorì l'uso delle parrucche tra gli uomini degli anni Venti del '600. Sempre più sofisticate e lunghe fino a coprire il busto risultavano estremamente pesanti e spesso scomode.

 Elisabetta I


Madame de Pompadour

La toeletta di dame e gentiluomini esigeva parecchio tempo: bisognava preparare il viso con poca acqua e alcol profumato; vi si stendeva sopra un unguento fatto con pasta di mandorle e grasso di montone, poi la biacca. Il viso diventava una tavolozza sulla quale venivano ridisegnati occhi e sopracciglia, sul fondo bianco. Per dare colore con un pennello si stendeva un liquido rosso, presente in ben 12 sfumature, più cupo verso le tempie e più luminoso attorno le labbra. L'azzurro si utilizzava per sottolineare le vene.
A Firenze nacquero anche i bucchieri, ai quali Lorenzo Bellini dedicava la bucchereide, un poema della seconda metà del secolo. Si trattava di piccolissimi bicchieri o vasetti traforati contenenti fiori freschi, in voga durante i pranzi aristocratici, le dame li portavano al collo o li riponevano tra la biancheria.
Quando, dopo Caterina, anche Maria de' Medici si trasferì in Francia per sposare Enrico VI, l'arte cosmetica italiana si affermò ancora di più e, salvo alcuni sprazzi di fulgore nella Venezia del Settecento, trovò nello spirito e nel clima di costumi e gusti parigini il suo centro gravitazionale. Alla fine del XVII secolo, infatti, l'arte profumiera italiana, che era andata via via perfezionandosi e arricchendosi di prodotti, lottava contro l'invadenza della profumeria francese, senza alcun risultato.


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